Il problema dell’affido dell’animale domestico, a seguito della fine della convivenza, è di più semplice risoluzione quando la coppia è sposata.
In tale caso, infatti, la custodia dell’animale può essere contemplata direttamente nell’accordo di separazione oppure nel ricorso per la separazione ed è rimessa quindi alla valutazione del giudice.
Se la coppia convive ma non è sposata, invece, occorre necessariamente che venga raggiunto un accordo (scritto od orale) tra le parti.
Separazione: con chi resta l'animale domestico?
02/12/2021
Le separazioni dei coniugi oppure dei conviventi sono a volte complesse.
Se tra i temi sui quali si litiga c è anche l'animale domestico, meglio conoscere in anticipo i propri diritti.
In questo articolo ti spieghiamo quando puoi chiedere l'affidamento condiviso del cane o del gatto.
Nel nostro ordinamento non c'è ancora una norma specifica che tutela gli animali domestici se i proprietari si separano.
Pertanto, occorre fare riferimento:
- agli accordi privati tra le parti;
- oppure, in mancanza di accordo, alla decisione del giudice, se la coppia che si separa è sposata.
Gli animali domestici sono parte integrante della vita di chi li possiede e godono di una specifica tutela anche in ambito penale.
Tuttavia sono considerati tuttora delle “res”, cioè come degli oggetti giuridici.
Possono essere quindi oggetto di una compravendita o anche di una donazione, esattamente come qualsiasi altro bene (per esempio, una casa).
La giurisprudenza prevalente è orientata ad applicare le norme sull’affido condiviso dei figli anche agli animali domestici: di conseguenza è possibile che il giudice ritenga opportuno che l’animale trascorra il proprio tempo, in maniera equa, con un proprietario e con l’altro.
Esistono diverse sentenze che affrontano il caso dell’affidamento e del diritto di visita all’animale domestico.
Ecco due esempi.
Secondo il Tribunale di Roma il regime giuridico in grado di tutelare l’interesse del cane è l’affido condiviso, con divisione a metà delle spese per il suo mantenimento.
In questo processo era emerso che il cane si era abituato a vivere, dopo la fine della convivenza, a periodi alterni con entrambi i padroni, in abitazioni e luoghi diversi e che entrambe le parti avevano provveduto alle cure necessarie per lo stesso (Tribunale di Roma, sentenza n. 5322/2016).
Secondo il Tribunale di Modena, il giudice deve omologare il verbale di separazione consensuale nel quale si stabilisce che il cane di famiglia resti nell'abitazione familiare fino a quando i figli convivranno con il genitore affidatario.
A carico dell’altro genitore viene stabilito un contributo economico per mantenere l’animale, contributo che pertanto si somma a quello disposto in favore dei minori (Tribunale di Modena, sentenza dell’8 gennaio 2018).
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