Odori insopportabili dalla cucina del vicino? Se sono “molestie olfattive” puoi chiedere un risarcimento danni.
L'emissione di odori fastidiosi dalle abitazioni dei vicini rappresentano una problematica sempre più sentita, soprattutto in contesti abitativi densamente popolati. Sebbene la normativa italiana non preveda disposizioni specifiche sugli odori molesti, all'accrescersi dell'inquinamento acustico, da cui derivano le cosiddette "molestie acustiche", nocive alla salute umana e per questo sanzionate in base alle disposizioni contenute nell'art. 844 codice civile, la Cassazione ha istituito le "molestie olfattive" nei rapporti di vicinato con la sentenza n. 14467 del 2017.
Questa sentenza ha rappresentato un punto di svolta, estendendo l'applicazione dell'art. 674 del codice penale (che disciplina il "getto pericoloso di cose") anche alle emissioni di odori molesti provenienti da attività private, come le cucine domestiche.
La Corte di Cassazione, tuttavia, ha specificato come il disturbo olfattivo debba essere notevolmente significativo per poter essere considerato un vero e proprio reato, cioè sensibilmente sgradevole. Deve quindi "molestare le persone".
Si è iniziato a parlare di molestie olfattive in seguito ad una vicenda condominiale dove cattivi odori, rumori e fumi, persistentemente molesti che provenivano dalla cucina di un appartamento, sono stati oggetto di disputa tra due vicini.
In particolare, gli inquilini di un appartamento al primo piano sono stati citati in giudizio da un vicino di casa, rei di emanare insopportabili e sgradevoli odori dalla cucina. I presunti responsabili si erano difesi asserendo che l'attacco era dovuto a vecchie liti tra vicini e che gli odori di cucina non avevano i requisiti per la sussistenza di un fatto illecito, penalmente rilevante. I giudici li hanno condannati, dichiarandoli colpevoli di "getto pericoloso di cose".
Certamente i cattivi odori devono superare la soglia della tollerabilità, giudizio che spetta al giudice, sulla base dell'entità dell'odore e della sua capacità di penetrazione all'interno di un'abitazione.
Se, ad esempio, anche con le finestre chiuse, l’odore è in grado di raggiungere l’interno dell’appartamento, tanto da contaminare i muri interni, le tende, i vestiti, gli stessi oggetti dell’abitazione, non v’è dubbio che si tratti di una molestia non tollerabile, per la quale non vi è alcuna tutela materiale se non il ricorso alla giustizia. Diverso il caso degli odori che raggiungono i piani alti solo nelle ore dei pasti, ma che, grazie alla chiusura delle finestre, possono essere evitati.
Spesso le proteste e le richieste di risarcimento dei danni, morali e/o materiali sono causate dal ristorante sotto casa, le cui emissioni olfattive invadono le abitazioni, poiché molti locali non sono provvisti di canne fumarie o non sono a norma di legge.
Secondo la Cassazione, il reato (di tipo contravvenzionale) è configurabile anche nel caso di molestie olfattive generate da privati e non da attività commerciali, industriali o da locali di ristorazione. Quindi è un reato che può essere contestato non solo a un'industria inquinante, ma anche a una cucina dalle emissioni veramente sgradevoli. Ovviamente per arrivare al risarcimento bisogna confermare e provare l'esistenza del danno e, quindi, per quanto riguarda l'odore, dimostrare il disagio olfattivo.
A livello pratico, il soggetto molestato da odori insopportabili deve sporgere querela nei confronti del vicino. Il colpevole, se ritenuto responsabile, potrà essere poi citato per il risarcimento dei danni.
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Documentazione
Conservare un registro degli episodi di molestie olfattive, annotando date, orari, intensità degli odori e condizioni atmosferiche. Questo può essere utile per dimostrare la persistenza del problema. -
Testimonianze
Coinvolgere altri vicini che possano confermare la presenza degli odori molesti. -
Perizie tecniche
Rivolgersi a esperti (ad esempio, ingegneri ambientali o tecnici specializzati in qualità dell'aria) per misurare la concentrazione delle sostanze odorigene e verificare se superano i limiti di normale tollerabilità. -
Materiale multimediale
Video o fotografie che documentano la fonte degli odori (es. una canna fumaria non a norma) possono essere utili, pur non potendo catturare direttamente l'odore.
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Dialogo iniziale
Tentare una comunicazione amichevole e rispettosa con il vicino per spiegare il disagio causato dagli odori. Spesso, il problema può essere risolto con piccoli interventi (ad esempio, installazione di filtri o modifiche tecniche). -
Lettera formale
In caso di mancata risoluzione, inviare una lettera raccomandata spiegando il problema, richiedendo un intervento e indicando eventuali azioni future in caso di inadempienza.
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Strumenti alternativi alla giustizia ordinaria
Prima di procedere legalmente, si può ricorrere a un mediatore professionista o agli organismi di mediazione istituiti presso i tribunali. Questo approccio è più rapido, economico e favorisce il mantenimento di rapporti di buon vicinato. -
Intervento dell’amministratore di condominio
Nei condomini, l’amministratore può essere coinvolto per mediare o per adottare misure correttive se il problema è legato a parti comuni o impianti centralizzati.
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Installazione di sistemi di abbattimento odori: ad esempio, filtri per canne fumarie, aspiratori più efficaci o interventi strutturali.
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Manutenzione periodica degli impianti: pulizia e manutenzione regolare delle canne fumarie, cappe aspiranti e sistemi di ventilazione.
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Orari di utilizzo: concordare fasce orarie per attività potenzialmente moleste (es. barbecue o cucine all’aperto).
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Incontri di sensibilizzazione: nei condomini si potrebbero organizzare incontri per discutere dei temi legati alla convivenza e alla riduzione delle emissioni olfattive.
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Coinvolgimento delle autorità locali: le amministrazioni comunali possono fornire linee guida o strumenti di supporto per la risoluzione delle controversie.
Per risolvere il problema delle molestie olfattive tra vicini, strumenti come l’art. 844 c.c. e l’art. 674 c.p., insieme alla giurisprudenza consolidata, offrono validi strumenti di tutela. Tuttavia, prima di intraprendere un’azione legale, è sempre consigliabile cercare soluzioni amichevoli e promuovere il dialogo, magari avvalendosi della mediazione.
Interventi tempestivi e rispettosi possono non solo essere risolutivi, ma anche preservare un buon rapporto di vicinato, indispensabile per una convivenza serena e civile.
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